Isola del Liri

Isola del Liri è un comune italiano di 11.912 abitanti della provincia di Frosinone nel Lazio. Il nome di Isola del Liri deriva dal sito in cui si è sviluppato il centro abitato: un’isola formata dal fiume Liri.
Il primo nome registrato della città fu Insula Filiorum Petri, cioè Isola dei figli di Pietro, gastaldo (amministratore territoriale) di Sora. In realtà già in un documento del 1004 si registra una località nel contado sorano denominata Colle dell’Isola.

Nell’uso comune e nella cartografia fu sempre Isola, talvolta con la specificazione di Sora, perché strettamente legata alla città vicina, di cui seguì le sorti fino all’età napoleonica.
A seguito dell’unificazione nazionale, nel 1863 Isola divenne Isola presso Sora per poi ottenere nel 1869 il nome attuale Isola del Liri.
L’origine della città di Isola del Liri è strettamente legata al fiume Liri. In ogni caso non si conoscono dettagli certi risalenti all’epoca che va dai primi segni di civiltà su queste terre a qualche millennio prima di Cristo.
Nei tempi che precedettero la formazione di Roma, l’Isola divenne sede dei Volsci.
Isola, nonostante la scarsità di ritrovamenti archeologici, doveva essere un centro abitato di notevole importanza a giudicare dalla necropoli volsca, scoperta nella località “Nazareth” nel 1886, durante gli scavi per la ferrovia. Nella necropoli furono ritrovati una cinquantina di sepolcri consistenti in fosse rettangolari e vasi di terracotta, armi, bronzi e crani umani, che l’antropologo Giustiniano Nicolucci, isolano, studiò e classificò.

Villaggi più antichi erano situati sul colle San Sebastiano, in località Fòrli (Forulum) e su Monte Montano a controllo dei percorsi lungo il fiume Liri. Nel 1806 i francesi tornano nel Sud d’Italia e vi resteranno fino al 1815. Carlo Lambert nel 1809 impianta una filatura e tessitura di panni - lana nel castello Boncompagni.
La prima cartiera che nel Regno di Napoli adotterà i metodi più progrediti, sarà proprio ad Isola Liri, quella allestita, nel 1812, da Antonio Beranger, nell’ex Convento di S. Maria delle Forme. Al Beranger succederà Carlo Lefebvre che porterà la macchina “senza fine”, prima in Italia, ed acquistò per merito il titolo di Conte di Balsorano. Nello spazio di poco più di un ventennio, si venne così a costituire, nella Valle del Liri, il più grosso centro cartario del Regno.

Quando Ferdinando IV diviene Ferdinando I re delle due Sicilie segue il modello austriaco di restaurazione, sostanziale immobilismo sul fronte delle riforme economiche, per cui l’assetto di Isola non risente affatto. Altri nomi francesi si aggiunsero ai nomi di imprenditori di Isola: da Rossinger a Boimond, da Courrier ad Emery, solo per nominare i più conosciuti.
Una società distinta e brillante animò la vita della cittadina, con feste da ballo ed iniziative culturali, che si svolgevano nelle ville padronali, costruite nei pressi delle fabbriche, per lo più nella parte alta della città, che si lusingava di chiamarsi “piccola Parigi”.
Verso la fine dell’800, le fabbriche di Isola del Liri vivevano una vita faticosa, resa difficile dalle condizioni sfavorevoli, quali il mancato ammodernamento dei macchinari, la mancanza di spediti mezzi di comunicazione e di trasporto e le continue proroghe all’apertura del tronco Arce-Sora, della linea ferroviaria Roccasecca-Avezzano.

Il lavoro mancava e avvenne che la Cartiera del Fibreno, nel 1888, chiuse i battenti, in seguito, nel 1907, fu acquistata dalla Società delle Cartiere Meridionali. I Francesi avevano oramai abbandonato Isola.

Durante gli anni della dittatura fascista l’assetto urbanistico mutò notevolmente con la costruzione di nuovi edifici pubblici, soprattutto scuole e asili. Negli anni trenta venne dato notevole impulso all’istruzione secondaria con l’istituzione della Scuola di Avviamento Professionale e la Scuola Tecnica Industriale.

L’attività industriale del paese non si arrestò con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Le prime bombe caddero su Isola del Liri il 23 ottobre del 1943. Le industrie si fermarono e i cittadini cominciarono a sfollare nelle campagne limitrofe.
L’economia del paese riprese lentamente nel dopoguerra grazie anche al commercio illegale di sigarette, prodotte artigianalmente con le scorte di carta superstiti.
Le Cartiere Meridionali, le uniche a non subire danni rilevanti in questi anni di guerra, riprendono la loro attività già dal 1944, mentre le altre industrie si avviano a riassorbire lentamente la mano d’opera precedentemente impiegata nella industrie prima della guerra.
Negli anni sessanta la rinata industria locale si avviò verso un lento declino.

Negli anni ‘70 in poi, una mancata modernizzazione degli impianti ed un generale declino dell’industria cartaria in Italia, hanno determinato la chiusura di buona parte delle industrie.

Oggi la città è impegnata in un’operazione di recupero del suo passato. Di recente è stata portata alla luce e si sta restaurando, l’antica Cartiera Fibreno-Lefebvre. Nell’area dell’ex Cartiera Boimond si sta realizzando un Acquario di acqua dolce. Sono in corso le ristrutturazioni delle ex Cartiere Meridionali e dell’ex Lanificio San Francesco (oggi Auditorium New Orleans) da destinare ad attività economiche, culturali e sociali.