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Petrella Liri (Aq)
da Sabato 20 Maggio 2017 a Sabato 20 Maggio 2017

dalle 10:00 alle 10:00

Petrella Liri (Aq)
Sabato 20 Maggio 2017

dalle 10:00 alle 10:00

Antropologia e archeologia nella Grotta Cola

Sabato 20 maggio, a Cappadocia (Aq), si terrà un Convegno sul tema “Antropologia e archeologia nella Grotta Cola. Omaggio a Giustiniano Nicolucci”, dedicato alle ricerche che l’antropologo e studioso di Isola del Liri, svolse nel territorio abruzzese, tramite il quale si intende collegare idealmente la partenza e l’arrivo della ecoultramaratona d“Scorrendoconiliri”. Al convegno, moderato da Riziero Capuano, prenderanno parte il prof. Italo Biddittu, il geom. Enzio Bartolomucci e il Gruppo Speleologico Marsicano di Avezzano. Dopo il Convegno, si terrà una visita guidata alla Grotta Cola, coordinata dall’Associazione “Caminando en grupo” e dal Gruppo Speleologico Marsicano, ubicate nel territorio di Petrella Liri, una frazione del comune di Cappadocia. Il paese è caratterizzato dalla presenza di numerose formazioni rocciose, da qui, presumibilmente il nome Petrella. Qui nasce il fiume Liri che attraversa la Valle di Roveto, in Abruzzo, e la Valle del Liri, nel Lazio, fino a confluire, più a sud, con il Gari prendendo il nome di Garigliano ed andando a sfociare al confine meridionale del Lazio, tra le provincie di Latina e Caserta, nei pressi di Minturno. Una delle peculiarità del Patrimonio naturale di Petrella Liri è proprio la presenza della Grotta Cola, oggetto di ricerche archeologiche fin dalla seconda metà dell’Ottocento. Giustiniano Nicolucci, antropologo originario di Isola del Liri, aveva esteso, infatti, le sue ricerche fino in Abruzzo, arrivando ad effettuare scavi e ricerche in questa zona, spinto dalla volontà pioneristica di una scienza ancora agli albori. Il padre dell’antropologia moderna fa una descrizione minuziosa degli spazi delle grotte e del suo contesto naturalistico. La presenza consolidata dell’uomo con le sue attività primarie (focolari, resti di animali consumati, ecc.) rendeva la grotta una miniera inestimabile di informazioni in un periodo storico dove i ricercatori erano dei pionieri in una attività che, con il passare del tempo, si sarebbe rilevata di importanza fondamentale per la comprensione dello sviluppo della razza umana. “Giace la grotta Còla nel versante meridionale del monte Arunzo presso Petrella di Cappadocia nella Provincia dell’Abruzzo Ulteriore II°. Il monte Arunzo, la cui più alta cima presso Petrella raggiunge l’altezza di 1456 metri, costeggia a settentrione, da Capistello a Cappadocia, la valle Nerfa, la quale è chiusa ad ostro dal monte Camiciola che s’innalza col suo vertice sul livello del mare fino a metri 1700. … Fra Cappadocia e il monte ultimo nominato, dove la valle termina in una specie di cortina calcare, si trovano le sorgenti del Liri che scorre veloce e modesto nel fondo dell’angusta vallèa. Bellissima a vedersi è la origine di questo fiume dalle chiare, fresche e dolci acque. Da molte fessure di quella cortina calcare sgorgano abbondanti polle, delle quali alcune riunite in una conca naturale che giace in alto, con romoreggiante cascata precipitano in un sottoposto laghetto, mentre altre, libere nel loro corso, e serpeggiando per vie tortuose in mezzo a folti cespugli raggiungono mormorando il piccol lago. Fra questo e la conca superiore dietro la piccola cascata è scavata nel masso una grotta, a sinistra della quale chi vi penetra ode un cupo e misterioso rumore, ma non tarda ad avvedersi, esser quello il mormorio di un ruscelletto, che dalle viscere del monte, per nascosi meandri, va a metter foce nel fondo del laghetto. E’ di qui che il Liri inizia il suo corso, ristretto dapprima in angusti confini, ma accogliendo in suo cammino nuovi tributi, cresce ognor più di volume, e prende, non dopo lungo tragitto, l’aspetto che si addice ad un fiume. In quel punto ove giace la grotta Còla il monte Arunzo ha sofferto un notevole dislogamento. I suoi strati, deprimendosi ad un tratto, s’inchinano rapidamente in basso l’uno verso l’altro, e producono un’ampia frattura trasversale all’asse del monte, la quale appunto costituisce la grotta Còla. Ivi le testate degli strati fratturati sporgono in fuori dal dorso della montagna, e danno origine ad una specie di tettoia che offre un comodo riparo innanzi all’ingresso della spelonca. Alla quale si accede per un sentiero manegevole, rimanendo essa molti metri superiore all’ultimo terrazzo della valle che sta al piano del borgo di Petrella, che trovasi all’altezza di 241 metri al di sopra del letto del fiume Liri. …

Là dove lo strato stalagmitico più non esiste trovasi accumulata una quantità considerevole di fina sabbia calcare di colore giallastro che viene adoperata a farne malta per fabbrica. Fu in mezo a quella sabbia che nel 1866 alcuni contadini, cavando arena pe’ loro bisogni, alla profondità di circa un metro e mezzo, e a quattro di distanza dalle aperture della grotta, rinvennero due teschi di orso speleo con altri ossami ridotti in frantumi. … Dopo la scomparsa degli orsi delle caverne la grotta Còla rimase deserta, e niun vestigio di altro animale vi si è incontrato che facesse supporre che la fosse divenuta ricovero di altri esseri viventi. Molti e molti secoli passarono prima che essa rivedesse novelli abitatori, e che l’uomo ancora selvaggio vi ponesse sua dimora, lasciandovi tali vestigia da non poterne fare rivocare in dubbia la sua presenza. … Dopo quell’epoca la grotta Còla fu abbandonata, e non v’è indizio che fosse stata mai più abitata dall’uomo ne’ secoli posteriori”.

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Testo tratto da G. Nicolucci 1877, “La Grotta Còla presso Petrella di Cappadocia nella Provincia dell’Abruzzo Ulteriore II”, in Società Reale di Napoli, Atti della R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche 7 (11), pp. 7, 3 tavole.
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Giustiniano Nicolucci

Giustiniano Nicolucci nacque il 12 marzo 1819 a Isola del Liri da famiglia benestante. Frequentò il Collegio Tulliano di Arpino, ove fu introdotto allo studio delle discipline classiche e scientifiche. All’Università di Napoli affrontò non solo gli studi medici, ma approfondì anche lo studio della lingua italiana e dei classici antichi, oltre a quello della filosofia e delle lingue straniere. Impegni familiari costrinsero poi il Nicolucci a lasciare l’insegnamento e le ricerche di fisiologia e a ritornare a Isola del Liri, dove esercitò la professione di medico. Privatamente, tuttavia, egli cominciò a maturare interessi in campo antropologico, fissandosi l’obiettivo di ordinare razze e stirpi del genere umano in complessi alberi genealogici. Nel 1852 ebbe l’occasione di compiere un viaggio in Europa che lo mise in contatto con studiosi stranieri, con i quali avviò attivi scambi di informazioni, conoscenze e materiali nell’ambito della “nuova scienza” antropologica. In tal modo egli costituiva il primo nucleo di una importante collezione craniologica, e nel 1858 pubblicava la famosa opera “Delle Razze Umane”, con la quale si affermava fra i pionieri dell’antropologia italiana ed europea. Dopo una parentesi parlamentare, pubblicò tra il 1867 ed il 1869 due importanti saggi, Sull’Antropologia della Grecia e Antropologia dell’Etruria, che riscossero autorevoli consensi. Nello stesso periodo iniziava a occuparsi sistematicamente di manufatti litici della remota preistoria. Nel 1880 ottenne la cattedra di Antropologia istituita per lui a Napoli, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Notevole fu l’impegno profuso nell’arricchimento e nell’organizzazione del Museo da lui fondato a Napoli nel 1881, annesso all’Istituto di Antropologia. Giustiniano Nicolucci morì improvvisamente nella natia Isola del Liri nel 1904. Oggi numerose collezioni del Museo di Antropologia testimoniano la notorietà internazionale di Nicolucci, molto apprezzato anche come conoscitore di antiche industrie litiche.

Italo Biddittu

Archeologo e paleontologo, dal 1957 effettua ricerche sui primi insediamenti umani, soprattutto nell'Italia centrale. Dal 2005 insegna Paleontologia e Paleoecologia all'Università di Cassino, che gli ha conferito la Laurea Honoris causa in Lettere. Oltre a numerosi rinvenimenti di siti e insediamenti nel territorio della provincia di Frosinone, il 13 marzo 1994 ha scoperto nei pressi di Ceprano un cranio che ancora oggi è considerato il più antico fossile umano in Italia, cui ha dato il nome affettivo di Argil. Autore e coautore di numerose pubblicazioni scientifiche, nell'ambito dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana dal 1958, di cui è stato presidente dal 2006 al 2009, ha curato la progettazione e la realizzazione di musei, tra i quali il Museo Preistorico di Pofi, che illustra la preistoria del Lazio meridionale con notevoli testimonianze sugli antichi ambienti e sulle presenze umane.

Informazioni utili

Referente
Riziero Capuano


Associazione Culturale
“Caminando en grupo”

Gruppo Speleologico
Marsicano di Avezzano

Comune Cappadocia
La Grotta Cola di Cappadocia

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